Quattro aerei, una nave per due traversate, un po' di treni della metro, qualche autobus e un'automobile. Questi i mezzi che ci hanno trasportato nella nostra vacanza greca.
Un po' per necessità organizzative, un po' perché il Marco voleva prendere la nave, ma soprattutto perché in fondo il tempo dei trasferimenti è altrettanto interessante di quello che si trascorre una volta giunti alla meta.
Mi piacciono un sacco i non-luoghi di passaggio come gli aeroporti e le stazioni in cui la gente non è per davvero lì, ma è già oltre o ancora altrove. Quando ci sei potresti essere ovunque nel mondo e quindi puoi sentirti sempre a casa.
Nei porti però è diverso. Il profumo della nafta, il rumore dei motori e l'acqua scura, i tempi lenti, le grandi masse delle navi risvegliano qualcosa di primordiale. Come grossi animali metallici pronti ad ingerire umani, automobili e camion, attendono sbuffanti di partire; o arrivano svuotando sulle banchine il loro contenuto che presto si dileguerà secondo le leggi dell'entropia. Mai più altra nave conterrà le stesse persone.
Autobus e metropolitane sono i luoghi in cui arrivi a conoscere meglio una città, per osmosi attraverso la sua gente. Gente che si sposta da un punto A a un punto B, non necessariamente per la strada più breve.
Come noi che abbiamo scelto di fare questo periplo per raggiungere Creta attraverso Atene.
L'automobile, infine, è quella che ti porta dove vuoi tu per le strade che scegli tu. Spesso sbagliate, ma te ne accorgi dopo e solo per renderti conto che, in fondo, non era neanche tanto un grande errore.